Architettura nell’anno del (corona)virus

Architettura di emergenza, è un tema ahimè ricorrente, ogni volta che appunto si presenta una emergenza, naturale, sanitaria, sociale o militare l’architettura assieme all’ingegneria sono discipline che possono fare la differenza anche se l’Architettura tende ad essere lasciata i secondo piano, nella errata convinzione che l’essenziale sia risolvere gli aspetti ingegneristici.

Tuttavia scegliere se allestire un ospedale di emergenza in una struttura esistente ma dismessa, piuttosto che allestirlo all’interno di grandi spazi polivalenti (appunto) o realizzarlo ex novo con strutture temporanee delle quali però è necessario definire il grado di “consistenza” è materia non solo ingegneristica ma anche architettonica nel momento in cui si tratta di scelte in grado di influenzare pesantemente l’attività se non la sopravvivenza stessa delle persone che dovranno fruire delle strutture allestite.

Due interessanti esempi:

Shift Architecture Urbanism: Hyperlocal Micromarkets in shutdown realities

CURA Connected units for respiratory ailments: progetto open source per ospedali nell’emergenza

:aa

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